Inizialmente collocato presso palazzo Delfico, dal 1998 l'Archivio di Stato di Teramo ha avuto la sua nuova sede centrale nel convento di S.Domenico, complesso monumentale del sec. XIII, situato nel centro storico della città, nell'antico quartiere di S.Spirito. L'immobile, di notevoli dimensioni, è di pertinenza demaniale. Fin dal 1798 fu adibito ad usi militari ed in tempi più recenti assegnato al Ministero della difesa, sotto il titolo "Caserma di S,Domenico", utilizzato dall'Ufficio leva di Teramo. A seguito della chiusura degli organi militari di Teramo, tra il 1996 ed il 1997, la porzione di edificio occupata dall'ex Ufficio leva, al piano terra, unitamente agli alloggiamenti militari del piano superiore, veniva completamente liberata. Dell'intero complesso restavano a disposizione del Ministero della difesa, per esigenze di servizio, solo alcuni locali ubicati in un corpo separato dello stabile, da destinare al Nucleo informativo dipendente dal Distretto militare di Chieti. Nello stesso periodo, divenendo sempre più urgente la necessità di provvedere ad una idonea sistemazione dell'Archivio di Stato, poiché si richiedeva di liberare la sede di Palazzo Delfico di proprietà della Provincia, si avviò presso il Demanio la pratica di concessione in uso governativo degli spazi di S.Domenico, che progressivamente si erano resi disponibili. L'Istituto veniva quindi ad acquisire il fabbricato e si dava subito inizio ai lavori di ristrutturazione e di adeguamento funzionale e tecnologico, indispensabili per lo stato di considerevole degrado in cui versava l'intero complesso. Si restituiva la struttura al suo originario valore architettonico e si allestiva per l'Archivio di Stato una nuova e prestigiosa sede, con ambienti dedicati al servizio al pubblico ed ai settori amministrativi e tecnico-archivistici, con locali di deposito estesi per 1800 metri lineari.
Non è noto l'anno di fondazione del convento.
Padre Benedetto Carderi, illustre studioso delle antiche memorie dell'Ordine domenicano in Abruzzo, riporta alcune importanti testimonianze documentarie relative al periodo di edificazione del complesso monastico: la prima notizia risale al 1287, epoca in cui l'Ordine decise di aprire un convento nella città di Teramo. Nel 1332 è presumibile che l'edificio fosse già costruito poiché è documentata la presenza di un priore in S.Domenico; nel 1353 il vescovo aprutino Niccolò degli Arcioni concedeva una indulgenza ai fedeli che si fossero recati a visitare la chiesa di S.Domenico in quell'anno appena ultimata e nel 1407 sotto il priorato di Vincenzo di Chieti risulta ultimato anche il chiostro.
Il volume del catasto antico di Teramo del sec.XVI riporta le sue proprietà: una casa, alcuni fondaci o locali da lavoro, un orto e quattro terreni, di cui uno situato in contrada Porta Romana, adibiti a semina, vigna, ulivo ed alberi da frutta. Nel catasto delle chiese e cappelle del 1644 si riscontra un notevole aumento della ricchezza immobiliare e nel catasto onciario del 1749 sono registrati numerose case, vari terreni ed orti, nonché le rendite provenienti dalle terre date in enfiteusi.
Fu anche a seguito delle molteplici elargizioni dei cittadini teramani a favore dell'Ordine domenicano che il convento, nel corso dei secoli XVI - XVII,accrebbe il suo patrimonio.
Nel fondo notarile ricorrono spesso atti rogati da notai di Teramo quali legati, donazioni e testamenti a favore del convento e della chiesa di S.Domenico, come pure a favore della Confraternita del Rosario in S.Domenico.
Dal verbale di riunione del Parlamento decurionale di Teramo del 9 gennaio 1798 si apprende che, per disposizioni sovrane in previsione della guerra con la Repubblica francese, l'università aveva sostenuto delle spese occorrenti all'allestimento di sei quartieri militari e alla sistemazione della truppa nei conventi cittadini tra cui quello dei padri domenicani.
Durante il governo napoleonico, con decreto 7 agosto 1809, si stabilì la soppressione degli ordini religiosi possidenti e il convento di S.Domenicofu pertanto chiuso entro il mese di ottobre dello stesso anno e tutti i beni mobili ed immobili furono incamerati dal demanio e destinati secondo disposizioni di legge. Il convento fu per intero dato in uso alla Gendarmeria; la chiesa invece, riconosciuta di speciale venerazione di popolo e coadiutrice della parrocchia per l'esercizio del culto, si conservò aperta sotto la tutela della Confraternita.
Il monastero non fu più riaperto fino al 1929 quando, con provvedimento del capo del governo e per il costante zelo del vescovo Antonio Micozzi, il tempio fu nuovamente destinato al culto.
L'insigne storico ed archeologo di Teramo, Francesco Savini, ne curò il restauro nell'originario stile romano - gotico.
Nel 1939 recuperate e riadattate alcune stanze dell'antico convento, che si manteneva in uso all'Amministrazione militare, i padri domenicani tornarono a Teramo.
All'interno della chiesa di S.Domenico si può ammirare il monumento funebre dedicato alla memoria di Francesco Savini.